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“FONDALI”

2014

galleria Rossana Ciocca , Milano

testo: Alfredo Sigolo


“Fondali” è un progetto che fin da subito tradisce una certa ambiguità: il termine infatti indica la profondità di uno specchio d’acqua marino o lacustre ma è usato comunemente anche per indicare la decorazione del fondo di una scena, cinematografica, teatrale o fotografica. Qui però non ha una precisa connotazione ma allude in modo generico a qualcosa che si colloca in secondo piano, differito rispetto a ciò che scorre in superficie o davanti agli occhi ma che in qualche modo ne costituisce struttura di sostegno. Tramite un percorso ideale di emersione dal buio la mostra si presenta come una riflessione sugli spazi interstiziali e di transito, sul concetto di attraversamento del territorio, sulle dinamiche (mimetiche e parassitarie) che ad esso sottendono in relazione alla presenza pervasiva dell’uomo.

L’ambiente nel quale viviamo si presenta massivamente antropizzato e ciononostante in natura esistono forme viventi che riescono ad insinuarsi nel territorio “addomesticato” dall’uomo, esplorandolo e sfruttandolo in modo parassitario, traendo da esso le risorse di sopravvivenza attraverso l’organizzazione di una struttura parallela che ne consente la percorrenza e la colonizzazione. La mostra indaga le dinamiche di questa strategia dell’attraversamento. A terra è collocata una forma in cemento Portland di 230 x 200 x 26 cm.: sotto un profilo didascalico “Fondamenta” è una scultura tentacolare, non realizzata “per via di levare” ma ottenuta attraverso un intervento additivo, riempitivo, a ricavare il calco completo di una tana di talpa europea, assunto come esempio di architettura parassita e mimetica, in grado di sovvertire l’ordine del territorio senza indurre significative mutazioni al paesaggio. Alex Bellan si è spesso occupato di esplorare condutture, flussi (attivi, stagnanti), cavità o alvei: dagli impianti di climatizzazione (50 Hz, 2009-2010) a quelli di irrigazione (Sovrappensiero, 2011), dalle vie fluviali (A seconda, 2013) ai sistemi di drenaggio (Ventre, 2013), in tutti i casi la struttura di condizionamento  non è mai vista come vincolante ma semmai un’opportunità per sperimentarne le potenzialità, stimolando lo spettatore a riconsiderare un determinato oggetto, impianto o paesaggio, derivandone esperienze e riflessioni che, travalicato il mero aspetto funzionale, assumono un valore simbolico. Forma del vuoto e dell’invisibile la tana è rappresentazione del confine tra superficie e sottosuolo, della zona di passaggio dal buio alla luce, tra il luogo proprio del tatto e quello proprio della vista. Camminando per le campagna, capita di imbattersi casualmente in questa strana struttura sotterranea, rete di percorrenza scavata a poche decine di centimetri sotto i piedi, che rende il terreno instabile e il nostro passo incerto, a causa del precario equilibrio. Bellan opera su di essa un doppio ribaltamento: estraendola e portandola in superficie ne esibisce la tortuosa conformazione fatta di curve, anfratti, vani e vie di fuga; inoltre, presentandola nella forma inversa del pieno anziché del vuoto ne inibisce il senso funzionale originario e la fissa in una forma cieca, che assolve all’unico scopo di rappresentare se stessa. Oggetto impossibile e alieno, la struttura coincide con il luogo da cui è stata ricavata, è essa stessa “luogo” e architettura dell’attraversamento. Una possibile lettura di questo lavoro, la cui conformazione è risultato di istinto e memoria genetica della specie animale applicati alla morfologia del terreno, può ricondursi all’esplorazione del cosiddetto “terzo paesaggio”, concetto elaborato da Gilles Clément per descrivere i frammenti di territorio che si sottraggono alle attività umane e che preservano la diversità biologica. Ancora in un’ottica ecocompatibile la tana costituisce un esempio razionale di quell’“architettura di sopravvivenza” teorizzata da Yona Friedman, costruzione funzionale a produrre cibo e a garantire riparo senza modificare il paesaggio ma anzi interagendo e mediando con esso. In un tempo in cui l’occupazione intensiva del suolo ha portato molti ad interrogarsi sulla possibilità di declinare l’architettura in forme di natura parassitaria e interstiziale, “Fondamenta” costituisce un caso esemplare di adattamento all’ambiente perfettamente efficiente e presente in natura. A integrare l’analisi di questa struttura contribuisce anche la sequenza fotografica “Altrove”. In questo caso Bellan ha forato dei semplici rullini fotografici facendovi filtrare parzialmente la luce; applicando ad un materiale fotosensibile la tecnica di attraversamento e penetrazione mutuata dalla tana, ha ottenuto una serie di negativi parzialmente esposti che, una volta sovrapposti e stampati, simulano una buia galleria che introduce ad uno spazio luminoso inesplorato. L’opera rappresenta  proprio l’imminenza di questo “al di là”, costituendosi come elemento di sutura ed enfatizzando la soglia verso l’ignoto. Non è ardito, in questo caso, convocare l’immagine del tunnel de “La Zona” nello Stalker di Andrej Tarkovskij, il cui attraversamento si trasforma in processo di iniziazione indotto dal miraggio dell’accesso alla misteriosa “stanza dei desideri”. Il progetto di Alex Bellan si chiude con l’opera dal titolo “Sguardo mezzo pieno”, un video astratto, realizzato puntando l’obiettivo al cielo durante una pioggia primaverile. Le gocce d’acqua si accumulano offuscando la vista, insinuando una sottile sensazione di annegamento ma, nel segno della continuità con l’opera precedente, alludendo anche ad una sorta di processo di dilavamento e purificazione (nel tunnel di Tarkovskij l’acqua assolveva a questo preciso compito). Qui le fronde degli alberi che appaiono nella zona periferica dell’inquadratura costituiscono l’unico elemento di orientamento in un contesto del tutto rarefatto e inafferrabile. La messa a fuoco va via via perdendosi, e l’immagine assume i connotati di un riflesso all’interno di un torbido specchio d’acqua, quasi a significare l’inizio di una parabola discendente, a ritroso verso l’oscurità.

“Paesaggio su sfondo bianco” , 2014

1/100 , china su carta

105 mm x 68 mm

“Altrove” , 2014

foto , stampa lambda

390 mm (h) x 320 (l) mm

“Fondamenta” , 2014

cemento , filo di ferro , resina

2300mm x 2100 mm x 250 mm

“Sguardo mezzo pieno” , 2014

video , tablet

01:42:00